A me non piace il Capodanno. Mi fa venire il malumore. Un pò come il giorno del mio compleanno. Quello però un pò passa. Questo dell'ultimo dell'anno invece no. Non faccio mai programmi. Mentre gran parte delle persone inizia a scervellarsi già da fine novembre, se non prima, io arrivo sempre al 30 dicembre che non ho idea di cosa fare. Perchè quasi mai ho voglia di fare qualcosa. Onde poi farmi venire l'ansia perchè tutti continuano a chiedere Cosa fai a Capodanno? e a quanto pare fa brutto rispondere Niente. Si ripresenta poi la solita situazione: quando torno a Casa, tutti hanno i loro programmi, con compagnie nuove/riciclate/non conosciute. Io non ho più compagnie. Ho gente sparsa qua e là, in centro e sud Sardegna, in Continente e in giro per il mondo. In ogni caso impossibile da radunare.

Comunque, questo è l'inutile ultimo post del 2008. Mi spiace sempre quando un anno bello finisce. Così, perchè mi affeziono a scrivere le cifre in alto alla pagina. E il 2008 è stato un anno bello, pure lui. Nonostante mi sia lamentata un sacco, abbia pianto anche troppo, abbia avuto crisi isteriche a cadenza quasi mensile. Però è pur sempre stato l'anno delle nuove sfide, della convivenza, dello stipendio fisso, dei VIAGGI, degli amici.

Oh pure il 2009 inizia con un viaggio. Ho già iniziato a fare la valigia. Per tornare a Milano, stavolta passiamo da Barcellona.

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Non dovrei farle, certe cose. Non partecipare a certe serate. Queste sono le vacanze natalizie dei fantasmi del passato. Se fossimo in Canto di Natale io sarei già scappata con lo spirito del Natale passato. Se Milano mi è (stranamente e per la prima volta) mancata nei primi giorni qui a Casa, ora l'idea che sia già lunedi mi scoccia terribilmente. Ecco, sto entrando nel vortice del E se...?

Sono quella che ha viaggiato che ha cambiato prospettive più e più volte in questi anni che ha vissuto in quattro città diverse che ha preso due lauree imparato una terza lingua fatto mille colloqui e trovato un lavoro stabile. Ma non riesco a dirle, queste cose. Non come meriterebbero di essere raccontate.

Incorreggibile.

Come colonna sonora di stasera questa (Sittin' On) The Dock of The Bay non c'entra proprio niente, ma ora è iniziata e lascio andare. C'ho una leggera (e solita) ansia da pre-partenza. Due valigie da preparare, la mia e quella del Dottore che stasera è di guardia. A quanto pare domani pomeriggio tornerà a casa con un cappone, gentile regalo di un paziente.
Bravo, caro paziente, lei sa in che guaio ci ha cacciato? A parte il fatto che un cappone nel nostro freezer non ci entrerà manco a mazzate, sa come impiegherà il pomeriggio di domani, il Dottore? Anzichè preparare la valigia, ricordarsi di andare a gettare l'immondezza, mettere al suo posto Thomas...lui cercherà di fare a pezzetti il cappone e infilarlo dentro il freezer. Io già me lo vedo. E già mi vedo in preda a crisi isteriche, io che lo aspetto alla fermata dell'autobus mezza ibernata, travolta dalla calca dei regalisti degli ultimi giorni.

Zen Zen Zen, non mi devo far prendere dall'ansia con 24 ore di anticipo.

L'abbinamento sushi affogato di salsa di soia e olive al cioccolato strasburghesi non è stato proprio azzeccato, mi sa.

Hai presente i rumori del ritorno a casa? Quelli tipici di quando si torna dopo una giornata fuori. Lo scrosciare dell'acqua della doccia, gli sportelli della dispensa in cucina che si aprono, una musica di sottofondo. La casa che torna in vita, in pratica. Qui siamo solo in due a riportare in vita la casa e di rumore non ne facciamo tanto. Siamo una coppia silenziosa, in queste occasioni perlomeno. Però questo ricordo è comparso mentre mi asciugavo i capelli di fronte allo specchio. Flashback, uno dei tanti.

Con una doccia caldissima ho lavato via dai capelli l'odore della cena indiana di ieri sera a casa di Parnjit e della sua famiglia. Una vera cena indiana, con il riso basmati, il naan fatto in casa, il pollo tandoori, le spezie, le frittelle di cavolfiore e quelle di latte e aceto. Assaggiando tutto questo e ascoltando la loro storia, guardando il loro immenso album fotografico, i quadri alle pareti e i videoclip indiani alla tv, mi sono riappacificata con il safari dentro la mia testa.
In fondo basta spostare la messa a fuoco.

La sinusite invece non si è riappacificata con me, e mi vuole uccidere. O forse sono ste bestie di pensieri che stanno combattendo una lotta interna. Chi di loro vincerà il premio del "pensiero più coglione del 2008?". E' una dura lotta, eh, ci sono un sacco di concorrenti e corrono tutti ad armi pari. In ogni caso finirò per sbattere la testa al muro se questo dolore non passa. Gli antiinfiammatori sono finiti e ho perso quell'unica pillola di salvezza donatami dall'amico nel suo divanoletto di stenti e patimenti. Un Flomax in cambio di un muffin al cioccolato. Però la mia borsa ha ingoiato la magica pillola, e lo so, la sinusite mi sconfiggerà.

Sei come una di quelle bambine che ripete all'infinito una parola fino a farle perdere il senso. Tu fai lo stesso con tutti i pensieri che c'hai in testa - mi ha detto ieri sera il dottore. Come dargli torto. Mi è sempre piaciuta questa cosa delle parole che perdono il senso se le ripeti per troppe volte. Ed è così che mi sento ultimamente: immersa in un insieme di situazioni circostanze e parole di cui non trovo il senso. Forse ho osservato tutto talmente a lungo che ho perso la messa a fuoco.

Per Natale vorrei una macchina fotografica nuova.

La prossima volta che qualcuno dirà al dottore che con me ci vuole pazienza, verrà preso a calci senza nessun ritegno, all'istante.

Lui si è alzato presto per andare a fare il giro in reparto, io ancora dormivo. Mi ha lasciato un bigliettino carino sul tavolo della colazione. Io tutta sorridente e canticchiante mi sono data da fare, e ho preparato i bagagli per l'imminente trasferta alsaziana. Alla fine dei preparativi infilo cuffietta sciarpa e cappotto, pronta ad uscire di casa per sbrigare commissioni improrogabili del sabato mattina (considerando il giorno di festa del lunedì): devo ASSOLUTAMENTE andare alla Posta entro l'ora di pranzo.

Poi, come in un film, il mio occhio si focalizza sul particolare strano: dal portachiavi all'ingresso manca il MIO mazzo di chiavi, oltre che il suo, ovviamente.

Respiro a fondo.

Spero ardentemente che non abbia avuto l'accortezza di chiudere la porta dall'esterno con la chiusura di sicurezza.
...
Film. Maniglia. Giro il chiavistello interno.
...
Ha avuto l'accortezza.


Ma PORC'*@###*&%@


Ecco, mi viene da imprecare come nei fumetti...

SONO CHIUSA DENTRO CASA.

Già il fatto che rischiano di saltare le commissioni improrogabili mi fa notevolmente incazzare, ma DA SEMPRE l'essere chiusa dentro mi provoca reazioni allergiche che potrebbero sfociare in un attacco di panico. Questo cacchio di senso di impotenza dell'essere in una stanza senza poterne uscire mi fa impazzire.

Questo post dunque ha lo stesso effetto scenico di quelle situazioni filmesche in cui una povera ragazza indifesa batte i pugni contro una super porta blindata e sbraita cercando di farsi inutilmente sentire senza che nessuno possa aiutarla ad uscire.

E voglio sfogarmi ORA, perchè quando torna il dottore cercherò di evitare di mangiarmelo in un sol boccone. Dobbiamo partire, per dinci, e questo weekend ha lo scopo di di donarci SERENITA', non può iniziare così, ecchecazzo.

[davvero, chiunque mi dirà di nuovo "NON ARRABBIARTI SEMPRE, POVER'UOMO, SEI PROPRIO STRONZA" non avrà più possibilità di rivolgermi la parola in futuro. J'en ai MARRE.]