C'era un tempo in cui avevo voglia di pensare.
E mi affollavo la testa di progetti.

C'avevo certe persone in testa anche se non avrei voluto.

Ora i discorsi profondi si fanno di fronte alla macchinetta del caffé.
Stiamo lì a sbuffare e a dirci che sarebbe bello fare altro, sì, ma cosa?

Un tempo lo schermo del mio cellulare brillava molto di frequente.
E mi divertivo a leggere quelle letterine digitali.

Ora il tempo non passa proprio più, e hanno ragione i miei quando dicono che non mi va mai bene niente.

Come ho detto ieri alla signora occhialuta con cui ho affrontato il primo colloquio di lavoro dopo un anno e più di stasi, mi annoio molto in fretta.

E sto diventando monotematica. Che odiosa.


O greggia mia che posi, oh te beata,
Che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perchè d’affanno
Quasi libera vai;
Ch’ogni stento, ogni danno,
Ogni estremo timor subito scordi;
Ma più perchè giammai tedio non provi.
Quando tu siedi all’ombra, sovra l’erbe,
Tu se’ queta e contenta;
E gran parte dell’anno
Senza noia consumi in quello stato.
Ed io pur seggo sovra l’erbe, all’ombra,
E un fastidio m’ingombra
La mente, ed uno spron quasi mi punge
Sì che, sedendo, più che mai son lunge
Da trovar pace o loco.
E pur nulla non bramo,
E non ho fino a qui cagion di pianto.
Quel che tu goda o quanto,
Non so già dir; ma fortunata sei.
Ed io godo ancor poco,
O greggia mia, nè di ciò sol mi lagno.
Se tu parlar sapessi, io chiederei:
Dimmi: perchè giacendo
A bell’agio, ozioso,
S’appaga ogni animale;
Me, s’io giaccio in riposo, il tedio assale?

G. Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia
Ciao a tutti, mi chiamo Alice e sono qui stasera perchè anche io sono un'annoiata cronica.
Non l'ho ancora capito, davvero, come si faccia ad accontentarsi di quello che si fa. Soprattutto se quello che si fa è uguale a se stesso ogni singolo giorno. E non suscita così tanto interesse. C'è lo stress, sì, che può colorare la giornata, una scadenza imminente, una shampata del capo, una pausa pranzo particolare con le colleghe. Ma quando torno a casa e faccio il breve resoconto della mia giornata, mi chiedo: ma che ho fatto di utile per me stessa, oggi?
Allora, mi dicono, devono solo aspettare il mio equilibrio, che mi consentirà di essere contenta.
Ma pià ci penso più mi sembra così tremendamente difficile trovare la strada giusta.

Insoddisfazione primaverile. Che mi prende mentre sono in tram, ad esempio. Mista a nostalgia. Aprile dell'anno scorso era stato bello anche se complicato. Ora c'ho l'equilibrio. Tutto ok, no?

Ho fotografato i tre salti della Cascata, martedi mattina, prima di tornare a Milano. Era bello, e mi sono arrampicata su per metà monte per vedere tutto dall'alto. Mi sento sempre molto Heidi, quando sono a Casa. I miei piedi hanno la presa da stambecco. Saranno i geni, boh. L'importante è non scivolare giù.

Era il mio diciassettesimo compleanno, 4 Agosto 1999, e il mio - a quel tempo migliore amico - mi regalò una raccolta di De Gregori. Avevamo visto un suo concerto poche settimane prima, stesi sul prato del campo sportivo e poi avevamo chiacchierato nella piazza vicino a casa fin quasi all'alba, tutti insieme, il solito gruppo.

Ogni volta che ascolto De Gregori mi viene in mente quella notte lì e il pomeriggio del mio compleanno. Pochi giorni prima che la mia vita prendesse la svolta inaspettata.

Chissà perchè le canzoni che mi piacciono di più sono quelle che parlano di amori complicati. O finiti. Niente da capire o Rimmel. Il fatto è che mi immedesimo troppo anche nelle storie degli altri.

E' troppo tempo amore che noi giochiamo a scacchi
mi dicono che stai vincendo e ridono da matti
ma io non lo sapevo che era una partita
posso dartela vinta e tenermi la mia vita
però se un giorno tornerai da queste parti
riportami i miei occhi e il mio fucile


Quando sto da sola a casa mi perdo nel passato, e tutto diventa nostalgia.
Niente male, in fondo. Ogni tanto.



Ho spento la tv - non ho per niente voglia di vedere gli speciali e gli sciacalli in diretta dai paesi distrutti

Ormai clicco su "Invia il tuo CV" in modalità random, e sì che lo so che non è questo il modo migliore per trovare qualcosa di interessante. Mi faccio accecare dalla vglia di cambiare e di lasciare tutti con un palmo di naso andando via.
Mi ripeto che non è certo bello che la proprio vita ruoti tutta intorno al pensiero del lavoro. E' il lavoro che mi fa incazzare, che mi fa tornare a casa con un diavolo per capello, che mi dà le grandi delusioni, che mi mette ansia, che si insinua nella mia vita privata. Sono io, sia chiaro, che glielo permetto.
L'altra sera mi è venuta in mente una puntata di Friends, la prima della terza serie: The One with the Princess Leila Fantasy. Sto messa proprio male se faccio certe associazioni di idee. Intanto un test su Facebook mi ha rivelato che il lavoro della mia vita doveva essere la Barista. Lo sapevo. E infatti deve essere questo il tarlo che mi rode.

Fino a quando si ha tempo per cambiare vita?

Questo nuovo orario mi frega. Arrivano le sei che non ci faccio caso ed esco tardi dal lavoro. Non va mica bene. Cosa facciamo stasera? Cosa mangiamo per cena? Guardiamo un film? E quale? Il risotto ai frutti di mare non mi piace anche se si sta spargendo un buon profumo per casa. Ne fai un pò anche per me? Quand'è che parti? E' colpa tua se non ci sono più voli, dovevi pensarci prima a fare il biglietto. Che noia. Piove. Viviamo in una città di merda. Perchè i nostri amici sono lontani? Ho mandato di nuovo il CV a quell'azienda lì. Che hai da ridire a proposito?

[Sono una gran rompiballe]