Ogni mattina prima di uscire leggo il Corriere on linee mi soffermo sulla rubrica Italians.
Quando leggo Italians mi viene voglia di diventare un Italian.
Cioè Italiana fuori dall'Italia.
Scambio di battute ieri con mio papà:

P - Se vincessi all'Enalotto in ogni caso continuerei a lavorare
A- Ma sei matto?
P - Perchè, tu?
A - Se avessi abbastanza soldi per farlo, il mio lavoro sarebbe viaggiare. E basta.

Lui ha un lavoro che gli piace e ci mette l'anima per farlo bene.
Mio padre è nel top della classifica per le persone che stimo di più al mondo.
Giusto per capirci. E ho preso troppo da lui. Ecco perchè ora mi sento così.

Voglio imparare il cinese.

Cosa c'è di più deludente che essere in Feltrinelli, girare girare e comprare libri scontati, godendosi un giro notturno tra gli scaffali, e poi alla cassa accorgersi che TUTTI i punti nella carta fedeltà sono ESTINTI?

Mi sono dimenticata di fare l'acquisto riparatore di Aprile per salvare i punti.
Dev'essere la punizione della divinità che governa il mondo Feltrinelli per aver frequentato troppo il Libraccio e le bancarelle di libri usati.

Mannaggia.

Oggi è stata una di quelle giornate in cui meno mi si rivolge la parola, meglio è. Se mi devi pure cazziare poi, guarda, ancora un pò e mi si rivoltano le budella. Per capirci, è stata una di quelle giornate in cui a un certo punto mi vedo dall'esterno. C'ho questi sdoppiamenti di personalità, ogni tanto. Mi vedo dall'esterno, con la mia camicetta e i capelli raccolti e il mascara allungante e la schiena piegata in avanti col naso che tocca lo schermo perchè è già arrivato il momento in cui i miei occhi sono stanchi di mettere a fuoco. Mi guardo così e mi dico: ma che cazzo stai facendo? ma su quali grossi concetti stai ragionando? ma quante cose troveresti di meglio da fare in queste nove ore?
E infatti dev'essere che il mio io seduto di fronte al pc ascolta quello che le sta sopra la spalla, e si mette a guardare altro invece che i grafici di DWH. Trova ad esempio un interessante blog di certa ragazzetta di una non precisata regione del nord Italia che prende il suo zaino e se ne va un anno in Australia. Di fronte a cotanta letteratura, i due io iniziano a parlare seriamente tra loro. Il discorso, sinteticamente, verte sul perchè mi autocostringo a seguire un percorso di vita che non mi entusiasma e quali sarebbero i pro e contro di dare le dimissioni diciamo settimana prossima senza avere un lavoro di ripiego. Saresti più felice? chiede l'io esterno - Ecchenesò, risponde l'io lobotomizzato sulla sedia, però mi sentirei più libera. Quindi probabilmente più felice - sentenziano all'unisono.

Dopo questi siparietti, vengo distratta e l'io esterno ritorna al suo posto. C'è una riunione con l'AD e con tutta la divisione. Sono questi i momenti topici in cui mi dico che io così non potrò diventarlo mai, e che mi fanno una tristezza, 'ste persone. Però finchè ci sono dentro mi faccio un pò tristezza anche io. Oggi perlomeno sì.


Ah, molto importante. Nelle mie peregrinazioni internettiane sono approdata al sito Hunch.com.
Gli ideatori di questo sito non sanno ancora che li tempesterò di domande.

Al seggio numero 11 c'erano più o meno sempre le stesse persone dal 1999, anno della mia prima elezione. Nonostante mi conoscessero, il rituale della votazione era seguito in modo solenne.

Consegnavo la scheda elettorale, e loro leggevano i miei dati ad alta voce, una tizia li trascriveva, poi il presidente del seggio mi consegnava schede e matita.

Dopo il voto, il presidente, sempre solennemente, diceva a voce alta: Alice ha votato!
Mi ci figuravo anche un mezzo applauso.

Insomma, più o meno andava così.
E uscivo contenta a felice di aver adempiuto al mio diritto dovere.

Oggi ho una scheda elettorale nuova e il mio numero di seggio è il 923.
Che esagerati. Secondo me mica ci sono davvero tutti sti seggi. Novecentoventirè.

Nessuno mi conosce, al 923. I due che esaminano i miei documenti trascrivono il cognome e spero non abbiano sbagliato l'accento. La tizia mi chiede se ho cambiasto residenza: essì, genietto, ho una scheda elettorale con un indirizzo di residenza diverso da quello della carta d'identità. E sono iscritta nelle liste di questo seggio 923. Ne deduci che...? E no, non ce l'ho il foglio di cambio di residenza. Ma perchè, lo dovevo portare? Sarebbe stato meglio, ah. Boh.

Riesco comunque a farmi dare le schede e a votare. Infilo i miei voti negli scatoloni e una tizia tarchiata e ossigenata che sta mangiando qualcosa mi rende i documenti, sputacchiando qua e là e dicendo, a voce bassa, Alice ha votato.
Senza punto esclamativo. E va bè.

Tornando a casa mano nella mano, riflettiamo su quanto siamo statai recidivi anche stavolta. Imperterriti nel nostro voto, mica troppo fiduciosi. Mentre ne parliamo lui ogni tanto si ferma a strappare dai pali della luce gli adesivi della Lega. Ha deciso che si occuperà, nel suo piccolo, di fare pulizia. Pulisce tutta la via, in effetti.

Poi, un flash. Mi viene in mente che oltre a votare al 923 e ad avere una scheda elettorale nuova, è pure la prima volta che noi due votiamo nello stesso seggio.

Al che lui mi dice una cosa che vale tutta la giornata.
Ed è bello.