E' arrivata la trapunta sul letto. Peccato perché il lenzuolo effetto stellato mi piaceva molto. Sopra la trapunta c'è molta roba. E a fianco al letto molta roba. Un trolley non ancora svuotato dai tempi del weekend ad Aosta. Uno zaino da trekking vuoto, il cui riempimento stiamo rimandando di giorno in giorno. Bravi procrastinatori, sembreremmo. Un pò lo siamo, ma ciò non snatura per niente il mio vero essere, che è quello geneticamente ereditato della donna ansiosa. Tanto che sto prendendo una pastiglietta che mi calma le viscere, ma non l'ansia.
Eccoci dunque a tre giorni dal sorvolamento dell'atlantico e scopro che il mio coinquilino con l'anello c'ha pure lui qualche preoccupazione. Dilettanti!

Torno a casa da lavoro. Cerco le chiavi nella solita tasca della borsa marrone, che non usavo da qualche settimana.
Le chiavi si incastrano in mezzo a un mucchietto di forcine.
Mi chiedo da dove vengano, che nemmeno le uso così grandi, io.
Qualche frazione di secondo e mi ricordo.
Sono le forcine che ho tirato fuori a una a una dalla massa dei miei capelli sfatti e laccati prima di andare a dormire, alla quasi alba del 22 agosto.
Ci ho messo un'eternità a tirarle fuori tutte. E' stata una lunga caccia al tesoro. Non credevo di avere tanti capelli e che dentro potessero nascondersi tante forcine. E' stato quasi più lungo che riuscire a sfilarmi finalmente l'abito di dosso.
Anche per quello ci è voluto un pò, più che altro perché non potevo farlo da sola. Per cui sono rimasta imbalsamata sul letto, cotta dalla stanchezza, con il corpetto allentato dopo la notte di festeggiamenti, fino a che il principe violetto non è venuto a salvarmi.
Principe violetto che, prima del mio vestito, si stava occupando di sgombrare la camera dai millemila bicchierini mezzi pieni d'acqua che circondavano il nostro letto da notte di nozze - amabilmente preparato e insistentemente (soprattutto) voluto dalle care mamme.
Millemila bicchierini che, strascico alla mano, sono riuscita a dribblare atleticamente pur di potermi stendere sul materasso e constatare la definitiva dipartita delle dita dei piedi.
Peccato che il letto fosse pieno di grano. Pieno. Sopra sotto dovunque.
Cari amici bricconi. Tanto bricconi che quasi mi è venuto un infarto quando - vescica urlante pietà - ho aperto la porta del bagno e sono annegata in mezzo a centinaia di palloncini che ostruivano la via al wc, sapientemente incellofanato per l'occasione.
Naturalmente mentre lasciavamo Cagliari su una Rossana fiammante e infiocchettata, diretti alla nostra casetta in campagna, non immaginavamo minimamente che avremmo dovuto tribolare tanto prima di chiudere gli occhi nel sonno.
Ma a ripensarci tribolerei altre cento volte.
E rifesteggerei altre mille volte.
Chissà perché fa tanta paura l'idea di sposarsi.
Ah sì, sicuramente perché il dopo è per sempre, perché è un legame teoricamente indissolubile e bla bla bla.

Ma vuoi mettere quanto ti diverti QUEL giorno?