Oggi pranzo sano. Panino mozzarella e pomodoro come alle scuole medie. Ho solo fatto l'errore di poggiarlo a fianco al pc, e dopo mezzogiorno il profumo di mozzarella ha iniziato a inebriarmi le narici. Mancano venti minuti all'una ma non ho potuto fare a meno di addentarlo. Non è che abbia degli orari nel pranzo in ufficio, però prima mangio, prima mi viene fame la sera, prima mi distraggo dal lavoro perché inizio a pensare al cibo.
Ho questo bisogno irrefrenabile di frutta verdura e dieta mediterranea da quando sono tornata dal Perù. Abbiamo mangiato molto bene, per carità, ma il panino con mozzarella e pomodoro lì non ce l'hanno ad esempio. O il tramezzino tonno pomodoro. L'abbiamo citato molto durante i nostri spostamenti luuuunghi in bus. Soprattutto quando la signorina di Cruz del Sur ci metteva di fronte il vassoietto in alluminio con il panino al pollo rosa. Io non l'ho mai mangiato. Anche perché ogni volta che salivo su un bus magicamente il mio intestino iniziava a ballare la marinera. Non so, doveva essere una reazione incondizionata all'avvertimento della voce registrata di Cruz del Sur che diceva: utilisar los servicios igienicos SOLO per urinar, por favor. Calcava molto la voce su quel SOLO e già mi vedevo in una prigione peruviana per aver trasgredito il monito. Questa lotta tra coscienza e intestino. Molto faticosa. Comunque Cruz del Sur mi starà cercando, sono una latitante, la coscienza ha perso.

E' arrivata la trapunta sul letto. Peccato perché il lenzuolo effetto stellato mi piaceva molto. Sopra la trapunta c'è molta roba. E a fianco al letto molta roba. Un trolley non ancora svuotato dai tempi del weekend ad Aosta. Uno zaino da trekking vuoto, il cui riempimento stiamo rimandando di giorno in giorno. Bravi procrastinatori, sembreremmo. Un pò lo siamo, ma ciò non snatura per niente il mio vero essere, che è quello geneticamente ereditato della donna ansiosa. Tanto che sto prendendo una pastiglietta che mi calma le viscere, ma non l'ansia.
Eccoci dunque a tre giorni dal sorvolamento dell'atlantico e scopro che il mio coinquilino con l'anello c'ha pure lui qualche preoccupazione. Dilettanti!

Torno a casa da lavoro. Cerco le chiavi nella solita tasca della borsa marrone, che non usavo da qualche settimana.
Le chiavi si incastrano in mezzo a un mucchietto di forcine.
Mi chiedo da dove vengano, che nemmeno le uso così grandi, io.
Qualche frazione di secondo e mi ricordo.
Sono le forcine che ho tirato fuori a una a una dalla massa dei miei capelli sfatti e laccati prima di andare a dormire, alla quasi alba del 22 agosto.
Ci ho messo un'eternità a tirarle fuori tutte. E' stata una lunga caccia al tesoro. Non credevo di avere tanti capelli e che dentro potessero nascondersi tante forcine. E' stato quasi più lungo che riuscire a sfilarmi finalmente l'abito di dosso.
Anche per quello ci è voluto un pò, più che altro perché non potevo farlo da sola. Per cui sono rimasta imbalsamata sul letto, cotta dalla stanchezza, con il corpetto allentato dopo la notte di festeggiamenti, fino a che il principe violetto non è venuto a salvarmi.
Principe violetto che, prima del mio vestito, si stava occupando di sgombrare la camera dai millemila bicchierini mezzi pieni d'acqua che circondavano il nostro letto da notte di nozze - amabilmente preparato e insistentemente (soprattutto) voluto dalle care mamme.
Millemila bicchierini che, strascico alla mano, sono riuscita a dribblare atleticamente pur di potermi stendere sul materasso e constatare la definitiva dipartita delle dita dei piedi.
Peccato che il letto fosse pieno di grano. Pieno. Sopra sotto dovunque.
Cari amici bricconi. Tanto bricconi che quasi mi è venuto un infarto quando - vescica urlante pietà - ho aperto la porta del bagno e sono annegata in mezzo a centinaia di palloncini che ostruivano la via al wc, sapientemente incellofanato per l'occasione.
Naturalmente mentre lasciavamo Cagliari su una Rossana fiammante e infiocchettata, diretti alla nostra casetta in campagna, non immaginavamo minimamente che avremmo dovuto tribolare tanto prima di chiudere gli occhi nel sonno.
Ma a ripensarci tribolerei altre cento volte.
E rifesteggerei altre mille volte.
Chissà perché fa tanta paura l'idea di sposarsi.
Ah sì, sicuramente perché il dopo è per sempre, perché è un legame teoricamente indissolubile e bla bla bla.

Ma vuoi mettere quanto ti diverti QUEL giorno?

A pensarci bene era da tanto, tantissimo, che non avevo una serata così. Una di quelle qualsiasi cosa mi dirai verrà usata contro di te e non si può fare a meno di rimanere investiti dalla mia scia di acidità che manco il gorgonzola piccante sfatto dal caldo.
Questa cosa potrebbe anche essere vista in chiave positiva, perchè vuol dire che sto migliorando molto visto che era da tanti mesi che non accadeva.
Comunque rimane una serata negativa.
E tutto per colpa di una stupida pietruzza che doveva essere incastonata al posto giusto e invece non c'è, e quando me ne sono accorta ci sono rimasta talmente male che m'è venuto questo momento di sconforto e mi sono inacidita definitivamente.
Dai, pensiamoci, in fondo litigare ogni tanto fa bene, ed era veramente da tanto, tantissimo, che non ci si mandava a quel paese alzandosi da tavola contemporaneamente e sbattendo le sedie contro il tavolo. Che bei momenti.
Ti fanno apprezzare tutto il resto.

E detto questo, anche il pomeriggio è stato abbastanza irritante. Con questa videoconferenza Roma-Milano e io sola a fronteggiare queste Hr employer branding blah puh della grande azienda X che si crede la più toga dell'universo e non ho potuto nemmeno sbattere le sedie contro il tavolo e dire va bè grazie di avermi fatto venire qui per niente a parlarvi di qualcosa che non vi interessa torno in ufficio a sciogliermi dal caldo. No, ho dovuto aspettare un'ora e mezza prima di potermi riinfilare nella metro e propinare una sfilza di vaffanculo fra me e me.

I social network teoricamente non dovrebbero farti perdere di vista nessuno. In pratica invece succede come nella realtà, e quando non c'è più interesse/tempo/volontà di relazionarsi con qualcuno o con un gruppo di qualcuno con cui hai condiviso vita passata, semplicemente smetti di farlo.
Il bello o brutto dei social network - a seconda dei casi - è che poi certe persone tornano, e si ristabilisce qualche contatto. Anche solo per avere delle notizie gli uni degli altri. D'altronde è bello non perdere completamente di vista le persone che ti hanno fatto ridere, passare notti in bianco, conoscere un'altra cultura.
Quello che mi fa strano è ritrovarli ora. In questo preciso momento. Quando le novità da dare ci sono e magari ti senti pure un pò merda perchè non le hai condivise al momento giusto.
Ok, notoriamente sono una frana in queste cose, e anche stavolta non sono da meno. Credo non potrei mai fare l'organizzatrice di eventi, per dire.

Sto andando in giro per casa con il nuovo acquisto tacco 9. Mi hanno detto che per evitare brutte sorprese i miei piedi devono abituarsi alla tortura e quindi più lo indosso meglio è. Magari nei prossimi giorni lo uso pure per andare al simply. Se devono venir fuori le bolle che lo facciano ora. La sensazione principale è di soffocamento. Sarà pure perchè qui in casa ci sono almeno 28 gradi e i miei piedi non sono propriamente rilassati. Ma meglio, che si abituino.
E con questo acquisto dovrei essere al completo. Nella mia ignoranza non ci avevo pensato, ma ora dovrò pure trovare il reggiseno simile a quello che avevo il giorno in cui la sarta ha preso le misure del vestito.
Esistono persone che sanno tutte queste cose perché preparano il grande evento consultando tutte le bibbie del caso almeno due anni prima. Tipo mia cugina. Che c'aveva pure il maestro di tavola al suo ricevimento - e ho scoperto solo oggi che cos'è. Io non ce l'avrò, ovviamente. E infatti io non mi sto preparando da due anni. Ma manco da uno. Insomma, mi accorgo solo ora che ci sono dettagli che proprio proprio non avevo considerato. E la cosa non mi tange. Giusto a titolo di esempio, il pensiero che mi sta tartassando da quando sono tornata a casa è che c'è un pacchetto di Virtual che mi guarda dal sacchetto della spesa e chiede di essere mangiato. Ma io l'ho comprato per la trasferta di domani e non posso mangiarlo ora perchè sono le sette e mezza e di sicuro tutto il grasso delle Virtual passerebbe drettamente sui miei piedi, rendendo ancora più difficoltosa l'impresa di rendere comodo il tacco 9.

E' arrivato il tempo della pala girevole sul soffitto.
A Milano sono arrivate le regine incontrastate della stagione, le zanzare.
Fanno ciao ciao da dietro i vetri, ma non sono ospitale.
Sono le dieci e ventuno e da circa due ore sono di fronte a gmail. Volevo guardare un film e invece sono passate due ore. Organizzare è più lungo del previsto. Va bè che ormai sto diventando paranoica nello scrivere le mail, anche quelle più informali. Ma due ore sono tante.
Comunque fatto. Anche questa è andata.
La domenica può andare in pace.
Pur non avendone la possibilità, oggi con un colpo di testa all'ultimo, abbiamo comprato i biglietti per l'Heineken Jammin' Festival.
Mi sta venendo queste paranoia di dover fare un sacco di cose, e smetterla di rimandare di anno in anno.
Quindi questo sarà pure l'anno dell'Heineken Jammin' Festival. Come se non avessimo già abbastanza pienezza nel 2010. Approfittiamone. Comunque.

Ero in fila per comprare due peperoni al supermercato centrale di Villa, quando mi sono chiesta cos'è che rende le persone felici qui? Se parli con la gente di Villa tutti ti dicono che c'è crisi, e non dal 2008 ma da sempre. Che di lavoro non ce n'è. Che bisogna andare fuori, in continente o magari all'estero anche se pure da lì arrivano voci negative. Io le ascolto, queste persone, e non mi sembrano disperate. Allora mi dico che a Villa forse ce la prendiamo bene, questa storia della disoccupazione. E la gente continua a comportarsi come se nulla fosse. Quindi l'ipermercato nuovo è pieno anche di domenica, e le auto di alta cilindrata continuano a sfilare dal Lavatoio fino all'Agip e i ragazzini con la moto da corsa fanno imperterriti lo stesso percorso, impennando e salutandosi col clacson. Ci si saluta molto a Villa e in fondo in fondo a me sembra che la gente è felice. O che sta bene, perlomeno. O che io li vedo così con gli occhi della nostalgia.
Sarà.
Questa volta in camera mia non ho trovato nessun attrezzo ginnico. Hanno nascosto la ciclette non so dove. Sembrava di nuovo, finalmente, la camera che ho lasciato sei anni fa. Le lenzuola sempre con lo stesso profumo. Domenica mattina mi sono svegliata alle sette e mezza. Un pò per colpa dei sogni da stress lavorativo e un pò per via della famiglia di passeri che vive vicino alla mia finestra. Per la verità è pieno di passeri, a Villa. O di uccellini che cantano la mattina. Sono molto mattinieri, me ne sono accorta oggi che la sveglia ha suonato alle 4.45. Se spalanchi la finestra vedi la casa di Peppuccio, il cielo e le montagne. In quest'ordine esattamente. Le montagne vengono dietro il cielo, non so perchè a Villa è così. Visto che ero sveglia sono uscita alle otto e mezza di mattina. Di domenica. A Villa. In pratica vuol dire camminare in terra di nessuno. Non ci sono rombi di tuono, motociclisti che fanno il giro della rotonda con la stessa inclinazione di Valentino Rossi, Punto modificate con la marmitta da tir che sbuffano. Non c'è niente di tutto questo. Solo tu che costeggi il Lavatoio, le montagne che si avvicinano e il cielo sopra la testa.
Ho camminato fino al bixiau 'e susu, ho mangiato la torta alla frutta di mia nonna e siamo rimaste a guardare il cielo dalla sua finestra.
Da lì si vedono ancora più cielo e ancora più montagne.
Le conclusioni a cui sono arrivata sono scontate.

Qualcosa di molto simile a un cardellino (o a quello che io immagino essere un cardellino) sta cantando sul mio balcone. In sottofondo, il rombo delle macchine che sfrecciano sulla circonvallazione. Molto romantico.
Ah, dimenticavo il profumo del tortino di zucchinepancettaemmental.
Romanticissimo.
E io che dico "bentornato a casa". Mi manca solo il grembiule infarinato e il mattarello in una mano. Ma sarà per la prossima volta.

I miei sogni sempre più di frequente sono calati in un atmosfera di romanticismo nervoso. Cioè sogno me stessa emozionata sul punto di commuovermi però isterica.
Sogno i contrattempi dell'ultimo minuto.

Intanto penso più nei sogni che nella realtà.
Nella realtà sfarfalleggio come al solito.
Oggi per esempio ho dato un'occhiata a degli interessantisssssimi master in economia internazionale in un'università londinese. Dai, era scontato che andare a Londra mi avrebbe fatto male. Più mi muovo meno voglia ho di tornare a Milano, ogni volta.
E così sia.

Ho bigiato giapponese anche sta settimana.
Non ce la posso fare.
Piove.
E non ho fatto i compiti.
Io ho avuto una di quelle mamme che quando le dicevo mammanonhofattoicompitinonc'hovogliadiandareascuola mi guardava un pò severa ma poi la intenerivo con gli occhi da Bambi - così diceva lei - e a scuola non ci andavo.
Molto comodo.
E salutavo i miei compagni dalla finestra quando li vedevo tornare a casa e chiedevo cosa avete fatto oggi? e loro me lo dicevano e mi davano i compiti così, sulla strada. Che bello.
Tutto questo per dire che non sono andata a giapponese perchè non ho fatto i compiti e non avevo voglia di stare in classe anche stavolta con la prof che mi guarda e mi chiede come mai non ricordo come si scrive acciderbolina in kanjii. Io i kanjii non li so. Non li so perchè non studio. Quando ero di là, fino a dicembre, almeno studiavo in ufficio. Le ultime due orette della giornata le dedicavo ai compiti di giapponese e infatti ero bravina. Poi più. Però per compensare il senso di colpa ogni tanto guardo dei video in giapponese su youtube, una serie che si chiama My Boss My Hero e sono tanto soddisfatta quando capisco certe parole. Quelle che capisco più spesso sono sì (hai) no (iie) kanji (kanji) studiare (benkyoshimasu). Sono a buon punto, insomma.

Obnubilata da eventi, scouting e nevrosi ieri ho chiuso la settimana. La sangrìa scendeva giù troppo bene e lo dicevo io che era meglio il sushi, perchè il sake non mi piace. Comunque, oggi per pranzo faccio quel piatto con il salmone e le patate che mia mamma mi ha dettato al telefono sabato scorso davanti al banco del pesce al mercato. Ho due uomini da sfamare che ieri sostenevano i passi incerti, quindi se lo meritano, un bel pranzetto.
Il matrimonio della cugina autraliana si è concluso e la mamma nostalgica manda via sms appelli e consigli. Meno male che mio fratello apprezza, invece. Magari decide di rimanere a vivere lì, e questo creerà un flusso migratorio della famiglia con sindrome da nido vuoto dai lidi della Sardegna agli oceani di Melbourne e l'appendice milanese pure, farebbe i bagagli subito.

Butto i ravioli?
Ravioli ricotta e spinaci, freschi, fatti in Sardegna.

Mio padre e mia sorella cenano a Oristano stasera, e io sono invidiosa.
Mia mamma e mio fratello sono atterrati ieri a Melbourne, e io sono invidiosa.
Per quanto mi riguarda, me, sono sempre a Milano a sbuffare. Non c'è niente di cui essere invidiosi.
E poi la verità è che IHP.

Oltre a questo, pare che diventerò "zia", almeno "zia acquisita" dài.
Due volte.
Questo 2010 pare molto prolifico.
Bene.

Se potessi teletrasportarmi da qualche parte, ora, vorrei essere a Istanbul, al tramonto, di fronte a Santa Sofia. In quella panchina lì, quella della sera del primo Novembre. Però vorrei che ci fosse ancora luce, che il cielo fosse color arancio e che la prossima decisione più importante fosse tra prendere un altro çai alla mela al Turk Ocagi Kultur Ve Sanat o andare direttamente a cena al Teras Restaurant.

A Milano oggi il tramonto non era rosa, ma azzurro scuro. E per cena non avremo sefin çilinger sofrasi ma forse pasta alla carbonara. Il che va bene comunque, in fondo. Stasera pasta alla carbonara per due, e basta.
L'ostello riapre dopo Pasqua.

Devo scrivere una lettera.
Dobbiamo scrivere una lettera.

C'è un modulo precompilato ma possiamo modificarlo a piacimento.
Dovrebbe essere un lavoro di gruppo, di coppia.
Dobbiamo sforzarci di scrivere qualcosa di sentimentale ma non troppo, intelligente quanto basta e uffa.

Tutto a questo mondo è burocratizzato.

Dov'è il cibo nella dispensa quando serve?
Manca.
Domani per colazione ci sono solo due fette di pane e la nutella.
I biscotti sono finiti.
Ho trovato però ancora due mostaccioli, che comunque ho mangiato ora perchè il mercoledì mi è diventato un giorno difficile e quando torno a casa ho bisogno di zuccheri, indi per cui mangio mostaccioli alle sette di sera.
Mi serve addolcirmi un attimo, per altri svariati motivi.
L'ultimo in ordine di arrivo è l'aver trovato nella cassetta della posta una busta, aver pensato che si trattasse delle chiavi di casa che la piccola fiammiferaia ha inavvertitamente preso due settimane fa e portato con se a Cagliari, aver gioito per un nanosecondo e poi aver scoperto che.
Che in realtà è una lettera elettorale.
Inizia così:

Cari Amici Sardi,

mi permetto di scrivere a tutti voi perchè anch'io sardo a Milano, vivo i vostri stessi problemi a Milano e in Lombardia.


Lo scopo di tale scrivente avvocato Giannino, sardo a Milano, è quello di convincerci a votare un tizio candidato alle regionali. Che non è nemmeno sardo. Ed è pure del PDL. Non vedo il nesso. Che cacchio vuole quest'avvocato? Chi lo conosce? Perchè mi viene a chiedere il voto per l'amico suo?

Giannino, ma tu che problemi hai a Milano? Sarei proprio curiosa di saperlo.
E poi chi ti dice che io viva dei problemi a Milano e in Lombardia?
E se anche fosse - come infatti è - chi cacchio sei per venirmelo a chiedere?
Insomma Giannino, hai finito per rendere dimmerda una giornata che lo era già mezza di per se.

Ho bisogno di un altro mostacciolo. E poi di incontrare la socia, che lo so che ci vediamo con la scusa del St. Patrick's Day e minchiate varie, pur sapendo già di cosa andremo a parlare. Potrei portare anche a lei dei mostaccioli, apprezzerebbe.

Sono le diciassetteequindici e c'è il sole.
Magari sta arrivando la primavera. La gente intorno a me dice che questo è stato un inverno lungo ma a me non sembra. Niente di paragonabile all'inverno scorso. Interminabile e freddo, come i miei pensieri.
Questo invece è stato veloce, una specia di finestra sul futuro.
Mò vediamo come va, sto futuro.
La cosa più concreta e certa, non ho dubbi, è che a fine mese il mio conto in banca subirà un altro salasso.
Ecco, questo veloce inverno 2009-2010 potrebbe anche essere definito come il più costoso dell'Alice-storia.

Rassegnamoci.

Le telefonate materne sostengono che è giunto il tempo di mettere DAVVERO soldi da parte, ma non credo che ne sarò capace. Ci sto dentro anche così, barcamenandomi tra affitto bollette cibo e biglietti. Per ora, almeno.
Preferisco crescere a modo mio.

Marzo, tempo di prenotazioni.
Biglietti aerei per Pasqua.
Biglietti nave per l'estate.
Anche quest'anno siamo arrivati giusto in tempo, puntualissimi.
Giusto in tempo per poter approfittare delle fantastiche offerte Tirrenia, passaggio ponte come da tradizione e 360 € da sborsare per la traversata andata e ritorno.
Sì, siamo dei geni delle vacanze programmate.
Se esiste un'offerta tipo "macchina 1 €" è sicuro che quando arriviamo noi il tutto si è già tramutato in "macchina a 70 €, fregàti!".
Ovviamente ora che scrivo, i nostri biglietti ancora non esistono. Perchè ci piace molto posticipare e sentire il brivido del rischio.
Il rischio che lunedì i biglietti siano passati a 400 €, ad esempio.
Ho l'ansia dell'organizzazione a lungo termine.
Mi stupisco infatti di come stia riuscendo a non sbroccare e ad affrontare questi mesi con leggiadrìa e nonchalance.

L'ultima volta che sono stata a un Career Day, CV in mano e sorriso speranzoso è stato nel gennaio 2007, a Colmar, Alsazia.
Con la laurea specialistica nuova di zecca, provavo a convincere dei francesi con uno sguardo sardonico ad assumermi nella loro azienda.
Mi ricordo in particolare un tizio della Lidl. Insopportabile.
Ero andata via da lì un pò tremante e molto orgogliosa dei miei primi colloqui di lavoro in francese.

Giovedì invece ho partecipato al mio primo Career Day in campo neutrale.
Non avevo CV da dare, non avevo nessuno da assumere. Ero lì come soggetto terzo, "ente visitatore", c'era scritto sulla lista di iscrizione.
Sorriso d'ordinanza e bigliettini da visita in tasca, ho fatto la fila insieme ai ragazzi d Bologna - loro sì, coi CV e mille speranze da consegnare al banco.
Per una giornata intera ho visto questa fiera del lavoro con occhio esterno, consapevole e smaliziato.

A un certo punto mi è venuta una tristezza infinita. Penso sia stato nel momento in cui in fila davanti a me ho trovato un signore stile padre di famiglia che di certo neolaureato non era. Eppure se ne stava lì in mezzo a 25enni più o meno baldanzosi, con il suo lungo CV e consapevolezze da consegnare al banco. Non era l'unico.
Potrebbe essere stato anche nel momento in cui ho sentito i discorsi di questi ragazzi, che si dicevano cose del tipo "ma tu cosa vuoi fare? ma tu a chi hai consegnato il cv? speriamo che mi chiamino..."

Più di una volta sono stata sul punto di girarmi e dirgli: ossì, che ti chiameranno, se sei stato bravo ti chiameranno. Se hai una laurea col massimo dei voti, un'esperienza all'estero, sai parlare le lingue, ti chiameranno. E sai per cosa? Per un bello stage. 6 mesi (se ti va bene, altrimenti 12) semi gratuiti, immerso al 100% nel clima aziendale, orari flessibili soprattutto in uscita, straordinari non pagati e tanta bella motivazione. Poi magari - se ti sei azzerbinato al punto giusto - ti assumeranno anche. Con un bel contratto a progetto, mille euro di ordinanza, il prossimo scatto di stipendio previsto nel 2015, ti daranno delle mansioni che non ti aspetti, ti chiederanno di vivere per lavorare ricordandoti sempre quanto sei fortunato a lavorare per loro che sono così fighi.

Mi è venuto in mente che quando sei lì in fila non lo puoi proprio immaginare cosa c'è dietro i sorrisi della signorina che mette il tuo CV nella cartelletta gialla. Sono tutti così bravi a vendersi e ad ammaliare con i loro programmi nuovilaureativivogliamoperchèsieteimiglioricosìvispremiamoperbeneacostozero.

Alle cinque, 30 colloqui e 30 bigliettini da visita dopo, sono tornata in stazione. Mi sono seduta per la prima volta dopo 8 ore.
Non è andata maile - mi dico - sono contenta.
Soprattutto di essere uscita dal limbo, per ora.

Vorrei fare una proposta al ministro delle politiche per il lavoro: istituisca lo psicologo aziendale, di default, per tutte le aziende grandi piccole micro e macro.
Come in Grey's Anatomy - che va bè loro sono in ospedale e hanno gran sensi di colpa perchè non riescono a salvare vite, però secondo me servirebbe pure in ufficio, il servizio psicologico. Gratis ovviamente, compreso nel prezzo.
Così mi potrei sedere sul divano rosso di fronte alla psicologa coi capelli rossi e lo sguardo severo e il taccuino in mano e farle delle domande a cui lei saprebbe sicuramente rispondere. O magari mi farebbe trovare la risposta dentro di me.
Senza che sia sbagliata come diceva Quelo.

Le chiederei tipo:
- il fatto che questo mese la mia PMS è stata devastante e ho pianto per tre giorni, è veramente legato solo a una questione ormonale o sto davvero impazzendo?
- la mia insoddisfazione cronica è guaribile?
- quando smetterò di pensare che la colpa è sempre mia?
- e come si annienta il complesso di inferiorità?
- perchè non riesco più a leggere tutto l'Internazionale in una settimana?
- secondo lei dovrei diminuire il mio carico di impegni settimanali post-ufficio?
- ma può essere che, oltre al latte, sono intollerante anche alle macinemulinobianco? no, me lo dica sinceramente anche se sarà un duro colpo
- è normale che il mio sogno ricorrente sia diventato quello di perdere l'anello nei modi più disparati (si spezza, un'onda mi travolge e lo perdo in mare e via dicendo)?
- secondo lei è meglio fare un viaggio lontano col touroperator o self service?
- mi consiglia una buona ricetta con il cavolo verza che non so nemmeno io perchè l'ho comprato e ora giace in frigo da una settimana e la cosa mi fa sentire in colpa?
- secondo lei è una compulsione sana o patologica quella di derubare una libreria?
- visto che sicuramente lei è di parte, non è che mi passa le puntate della sesta serie di Grey's Anatomy, che sono in astinenza?

Mi sentirei molto meglio, se ciò fosse possibile.
Ecco Ministro, mi ascolti.

Candida non c'è più.
Sabato pomeriggio Pino&consorte hanno svuotato accuratamente l'appartamento, separando le cose da dare alla Caritas dalle cose di cui impadronirsi al volo. Pino&consorte sono i classici parenti che vanno a far visita alla zietta quasicentenaria e mentre le urlano nell'orecchio parole di circostanza, con lo sguardo stimano il valore del servizio di piatti nella credenza. Questo è quello che ho sempre pensato sentendo - mio malgrado - le loro conversazioni domenicali con Candida. Ma sabato ho avuto conferma di questi pensieri. Candida infatti non è morta; è stata male e ha perso l'uso della parola, non è più autosufficiente. Quindi non può più stare a casa da sola, come ha sempre fatto, allietando le nostre colazioni con Radio Maria e le nostre serate con Ballandoconlestesse&simili+rumori corporali non meglio identificati. E se pure dovesse riprendersi, casa sua non è più sua: è vuota ormai e ho visto una coppia di giapponesi aggirarsi nel pianerottolo. Due vicini di casa giapponesi!
Comunque dispiace quando una vicina vecchietta rompiballequasicentenaria sparisce così, senza preavviso.
Ultimamente questo pianerottolo riserva quotidiane sorprese.

Ma sono io che c'ho un pezzo di ghiaccio al posto del cuore o è la gente in generale che a gennaio -sarà il freddo- ha più voglia di commuoversi?

Vado a vedere "La prima cosa bella" con la vicina di casa.
Avevo letto delle belle recensioni, e chi già l'aveva visto mi diceva "ah fa piangere!".
E va bè, se fa piangere di sicuro piangerò il doppio della media, in genere è così.

Mi godo il film, rido, mi intenerisco ogni tanto, ma avevo forse troppe aspettative addosso e mi ripetevo "ma quand'è che fa piangere davvero?". Giusto una commozione leggera al momento del matrimonio e verso la fine, che comunque era prevedibile...insomma le luci si riaccendono e il film mi è piaciuto anche se non rientrerà certo tra i miei preferiti, mi dico. La vicina di casa invece è sfatta dal pianto. Boh. Attorno a me gente che s'asciuga le lacrime. Giorni dopo, gli status su FB degli amici si soffermano sulle lacrime versate per questo film.
Ecchecavolo, ho visto un "Nuovo Cinema Paradiso" degli anni 2000 e non me ne sono accorta? Sto messa male.

Sono in overdose. Cancello, penso, cancello, ancora uno.

C'è un cielo schifoso oggi, schifoso. Lattiginoso e denso che mi fa venire i nervi se guardo fuori. Poi mi arrivano le voci da Casa, e me li immagino tutti lì, a scherzare e fare il pranzo della domenica, e mi viene il nervoso. Quindi ancora uno.
E questi weekend così, per cosa? Dovremmo passarli in modo diverso, e pour le reste, on s'en foute.
J'ai besoin du soleil, au moins le weekend.
Pff.

Ho un buono regalo da 100 € da spendere in libreria. Ho fatto la mia buona listina su un taccuino, ma sarà difficile rispettarla. Perchè lo so che quando sarò lì, in mezzo a tutte quelle copertine, troverò irresistibili 10 altri libri che non sono in lista. E mi manderò in rovina con le mie stesse mani.

Devo assolutamente comprare l'agenda 2010. Sono indietrissimo e dimenticherò questo mese di gennaio che già sta per finire. Mi si appiattisce la memoria, se no.

E il frigo è semi-vuoto perchè ho fatto lentamente scivolare la mattina e ho perso l'appuntamento col mercato di via Tabacchi. E' un bel posto quello, il sabato mattina. C'è la verdura sarda, il pomodoro camone di Pula, il carciofo di Samassi. Sono cose belle da comprare e costano pure molto molto meno che le verdure sciacquate del Simply. Mi sto trasformando in una buona casalinga che va al mercato e cucina i carciofi e che poi ha le punte delle dita nere? Solo il sabato. Quando ne ho voglia.

A Milano c'è la nebbia. Fitta talmente fitta che non si vedono più nemmeno gli sbuffi di fumo che escono dalla bocca. Esco dalla metro con la fiumana della gente delle 19, e mi fa ridere come tutti seguiamo lo stesso percorso ordinatamente, chi esce a destra chi entra a sinistra, e ci si sfiora in questi cammini paralleli sotterranei. Fuori i cinesi smontano la loro bancarella dei vestiti interessanti, e mi dico che loro sì che ne fanno di straordinari. Poi trovo la 90 calda calda e salgo su. La 90 è un posto molto interessante. Molto più interessante del 3, troppo fighetto, troppo gente che va a lavoro in giacca e cravatta. Sulla 90 ci sono tutti gli altri, invece. Ci sono le donne arabe con i passeggini enormi e un bambino/a che le tiene per mano; ci sono i gruppi di ragazzi che lavorano in un non specificato cantiere vicino alla metro; ci sono le vecchiette coi carrellini della spesa; ci sono ragazze lavoratrici ma senza tailleur; ci sono gli studenti e pure qualche aspirante modella. Ci sono i ragazzi disposti a spingere il filobus quando si ferma in mezzo alla strada (ovviamente non sono italiani: i maschi italiani in situazioni pare si dileguino, spariti). Io sono in mezzo, incastrata alla bell'e meglio, chè ultimamente la 90 non è che sia proprio puntuale. Non ho tempo di pensare, in mezzo a questa bolgia. Salto da un impegno all'altro e mi sembra di non conoscerla più quella ragazza che passava lunghi pomeriggi a leggere e trovava pure il tempo per annoiarsi.

C'è un pacchetto di patatine rustiche che occhieggia dal mobile vicino alla cucina.
Mi guarda, solo un paio di metri ci distanzia.
Potrei alzarmi dal divano, allontanarmi ulteriormente dal libro di giapponese che non so più leggere, e afferrare le rustiche.
Oppure posso continuare a guardarlo, così la domenica sembrerà più lunga.
Tipo finchè non mangio quelle patatine la domenica non può finire.
Mh. La smetto.
Sono solo in preda alla malinconia fine-domenicale, ulteriormente acuita dalle urla disumane del dirimpettaio. Apparentemente è un coetaneo siciliano, che incontro la mattina in ascensore, ma che la sera si trasforma in una sorta di incredibile Hulk che sbatte gli oggetti e urla forsennatamente contro qualcuno.
Poi capita che la mattina in ascensore mi dica: eh, ho sempre dei problemi alla gola quando sono a Milano. Eccicredo, se urli in questo modo è già molto che non ti si sia spappolata la laringe.
Comunque, visto che ormai sono molto calata nel mio ruolo di cercatrice di cose, ho degli indizi sulla tormentata doppia vita del siciliano:

- la sua ragazza in Sicilia lo tradisce, ma i due, che stanno insieme da 12 anni, non riescono a lasciarsi
- la sua ragazza vive segregata nell'appartamento qui di fronte, e non ha abbastanza voce per sorpassare le sfuriate del fidanzato geloso
[non abbiamo infatti ancora capito se la ragazza viva con lui o meno: quando lui smette di urlare si sente una voce femminile che risponde, ma potrebbe essere anche un telefono in modalità viva voce]
- la sua ragazza si scambia messaggi molto compromettenti con qualcun altro, lui li ha scoperti e gliela sta facendo pagare (ma la fa pagare pure alle nostre orecchie)[le urla hanno spesso come soggetto un "maledetto cellulare"]
- la destinataria delle urla non è la ragazza ma una mamma particolarmente oppressiva
e rompiscatole che ha rovinato la vita del figlio
- lui è schizofrenico, e urla contro i fantasmi nella sua testa

Sia quel che sia, questa storia ormai ci coinvolge tutti. Quando iniziano le urla ci fiondiamo contro la porta, chiudiamo a chiave, e speriamo di non sentire rumori strani. Mi immagino anche gli altri vicini nella stessa posizione...orecchie all'erta e brividi lungo la schiena.

Ho la pancia piena di cous cous al sugo di arachidi e zighinì.
La guida Pappamondo 2010 è una vera perla.
La signora Awa ci ha riempito i piatti e pure dato un bis, e un flan al cocco che mammamia, per poi consigliarci i negozi migliori di Milano in cui trovare gli ingredienti per il Mafè. Devo portare un pò di persone a questo Balafon, che so apprezzeranno.

Qui Milano, Grigiolandia 2, the alla vaniglia e Internazionale nuovo.
Rob Brezsny mi dice di godere della mia versione personale della bassa marea, chè l'alta marea tornerà presto. Io gli credo. Per il momento mi va bene pure la bassa.

Torno.
E mangio una seada, con il miele squagliato sopra.
Mi serve, va contro la dieta ma mi serve.

In fondo chissenefrega della dieta.
Dimagrirò man mano che arriva la primavera.
In genere succede.

E poi mi sto lanciando nella preparazione di queste portate che è impossibile non mangiare.
Venerdì scorso ho fatto dei cannelloni alla carne da paura, che la gente s'è leccata i baffi.

Ho appena scoperto che la seada buonissima che ho appena mangiato era scaduta poco meno di un mese fa. Prima di Natale. Quindi stanotte potrei morire per intossicazione da formaggio di seada, o forse passare la notte sul gabinetto.