O greggia mia che posi, oh te beata,
Che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perchè d’affanno
Quasi libera vai;
Ch’ogni stento, ogni danno,
Ogni estremo timor subito scordi;
Ma più perchè giammai tedio non provi.
Quando tu siedi all’ombra, sovra l’erbe,
Tu se’ queta e contenta;
E gran parte dell’anno
Senza noia consumi in quello stato.
Ed io pur seggo sovra l’erbe, all’ombra,
E un fastidio m’ingombra
La mente, ed uno spron quasi mi punge
Sì che, sedendo, più che mai son lunge
Da trovar pace o loco.
E pur nulla non bramo,
E non ho fino a qui cagion di pianto.
Quel che tu goda o quanto,
Non so già dir; ma fortunata sei.
Ed io godo ancor poco,
O greggia mia, nè di ciò sol mi lagno.
Se tu parlar sapessi, io chiederei:
Dimmi: perchè giacendo
A bell’agio, ozioso,
S’appaga ogni animale;
Me, s’io giaccio in riposo, il tedio assale?

G. Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia
Ciao a tutti, mi chiamo Alice e sono qui stasera perchè anche io sono un'annoiata cronica.
Non l'ho ancora capito, davvero, come si faccia ad accontentarsi di quello che si fa. Soprattutto se quello che si fa è uguale a se stesso ogni singolo giorno. E non suscita così tanto interesse. C'è lo stress, sì, che può colorare la giornata, una scadenza imminente, una shampata del capo, una pausa pranzo particolare con le colleghe. Ma quando torno a casa e faccio il breve resoconto della mia giornata, mi chiedo: ma che ho fatto di utile per me stessa, oggi?
Allora, mi dicono, devono solo aspettare il mio equilibrio, che mi consentirà di essere contenta.
Ma pià ci penso più mi sembra così tremendamente difficile trovare la strada giusta.

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