Oggi sono rimasta a casa.
Ho preso un giorno di malattia, con tanti insulti della mia capa che ieri m'ha rimproverato perchè avevo il raffreddore e che se questo è l'effetto delle ferie non mi ci fa più andare e rimango a lavorare in ufficio anzichè prendere freddo fin giro. Al che mi sono un pò inalberata e molto scherzando e ridendo le ho detto che mi avrebbe fatto tanto piacere andare al lavoro anche il weekend, così non ci sarebbe più alcun rischio. Lei è stata zitta un attimo poi ha fatto una risata finta. Mabbacagà.

Comunque stare a casa in una splendida giornata di sole è molto rilassante. Ovviamente ho passato metà giornata nella sala d'attesa del medico per il tanto sospirato certificato. Questa cosa che, se uno sta male anche un solo misero giorno, deve portare il certificato in ufficio non mi trova d'accordo. Io sto male e voglio stare a casa per non peggiorare però devo comunque uscire per stare in mezzo a vecchietti tossichianti.

La vita fuori dal neon sembra comunque piacevole, soprattutto quando c'è il sole. E' quello che ho sempre pensato quando, tra i sette e i dieci anni, mangiavo il panino durante la ricreazione e intanto, affacciata alla finestra, guardavo passare le signore che portavano la spesa. Con il mio grembiulino blu dal secondo piano della scuola commiseravo la mia condizione di bambina imprigionata tra le mura del sapere. Ora per fortuna che quando sto sotto al neon non posso stare alla finestra a guardare la vita fuori, però comunque me la posso immaginare.

Tutto questo star male è dovuto, lo so, al weekend di bagordi nell'Isola [e ai frastimmi della capa]. Un addio al nubilato in gran stile, con tutti gli accessori del caso, la città ai nostri piedi e il ritorno in 131 al sorgere del sole. Un matrimonio con tutti i crismi, che di tradizioni non se ne sono fatte scappare manco una tra piatti archetti floreali barattoli attaccati alla macchina pranzo lungo un giorno animazione giarrettiere strappate coi denti danze sfrenate e lanci di bouquet.
A proposito, il destino mi stava venendo incontro sotto forma di bouquet, già stavo cercando una via di fuga, quando una leggiadra fanciulla davanti a me si è alzata in volo e m'ha privato della sensazione di ricevere una mazzo di fiori sul naso. Sono stata contenta, la ruba mazzetti continuava a saltare ed esultare...come negarle questa gioia? Le mie amiche invece volevano sporgere ricorso a mio favore. Che premurose.

Ho come al solito tanti pensieri per la testa, mezze litigate che i miei amano chiamare "discussioni" e amore sfrenato per ciò che lascio e che ogni volta rimpiango di lasciare.
Per esempio, ma quanto è figo mio fratello quando gioca a basket? Ecco, se fossì là anzichè qua, farei la groupie e seguirei tutte le sue partite di campionato. I ragazzi che giocano a basket, ah.
E infatti.

1 comments:

  1. mawiapia ha detto...

    goditi la giornata di malattia. essere malati io lo trovo sempre bello, anche se un po' si sta male, ci si puo' godere la vita in pace, non si deve lavorare, non si devono fare le cose di casa perche' ci si deve riposare, non si puo' manco andare a fare la spesa. oh, spero di ammalarmi presto.
    volevo anche dire che son daccordo con tutto quello che hai scritto sul matrimozio.