Sono in ritardo anche stamattina.
E' che son caduta in letargo. Profondo letargo.

Devo avere la testa piena di ricci di castagna. Ogni tanto ne sento cadere uno - ponf - in genere quando qualcuno mi scuote dal torpore.

La capa mi legge per telefono numeri e cifre, vuole che le calcoli percentuali per arrivare al prezzo giusto, stia attenta a non sbagliare la proposta - mi dice - ma io in mezzo a tutti sti ricci e al ciak ciak delle foglie secche in testa non riesco a starle dietro. Non riesco.

Il tizio del videonoleggio mi ha visto due volte in 24 ore e già mi odia. Gli ho rotto la custodia del dvd, perchè mica era così intuitiva, l'apertura, e ho dimenticato la scheda in negozio dentro la macchinetta e l'ho visto come mi ha guardato, con uno sguardo di disapprovazione misto a compatimento.

Venerdì ho il pomeriggio libero. E un aereo alle cinque. Fatemi tornare a Casa, và, dove i ricci di castagne e le foglie ciak ciak ci sono davvero. Ci son grandi programmi per il weekend. Oh e anche se non verranno bene come vorrei chissenefrega. Mi stendo sul prato giallo e mi dimentico di tutto.

La domenica pomeriggio scatta la voglia di dolce. Più degli altri giorni, sì, che non avendo niente da fare la mente si ingegna a pensare alle cose che la farebbero stare bene. Prevedendo questo momento, ieri ho comprato una scatola di quelle per fare i dolci con il cuore fondente, dove c'è la foto di una specie di muffin con tutto il cioccolato fumante che cola. Queste scatole nascondono sempre la fregatura, però, e io che sono poco avvezza a preparare i dolci per conto mio, non ci ho pensato. Infatti non ho uova in casa, e non posso fare il muffin con il cuore colante. Solo che l'ho scoperto proprio nel momento peggiore, all'acme della mia voglia di dolce.

Per fortuna che ho ricordato di avere ancora del gelato in freezer, e anche una bottiglia di quello sciroppo al cacao che io e mio fratello usiamo per i nostri impiastri del dopo pranzo [ah, mi mancano i pasticci gastronomici con mio fratello].

Gelato con sciroppo al cioccolato sopra (taaanto sciroppo al cioccolato): toh, mente golosa della domenica pomeriggio, ora stai zitta.

Ci sono giorni in cui questa città ti fa sentire tremendamente solo. Ma è bene anche sapere che in realtà non è lei che te la crea, la solitudine, ma tu che la vuoi. Comunque. La pausa pranzo è un momento perfetto per sentirsi abbandonati dal mondo. Con il cielo così grigio, e il veleno che scorre tra le marmitte delle auto e si infila dritto nei tuoi polmoni, e una torta salata agli spinaci che scende come un macigno lungo l'esofago più una ciurma di ragazzetti schiamazzanti in gita scolastica che hanno occupato metà della piazzetta in cui ti piace sedere a mangiare. Smaltito il pranzo, con le dita unte e una pizza in borsa che porterai stasera a casa, entri come per inerzia alla FNAC, che in quel momento ti sembra pure l'unico posto adatto per distrarti dai pensieri. Infatti. Gente Normale, si chiama. Occhieggia dalla sezione Letteratura Italiana - Novità. Lo prendi e ti accomodi nella poltroncina tondeggiante a fianco alla letteratura spagnola. Ti ri-capita, finalmente, di perderti dentro un libro, di essere così concentrata nella storia altrui al punto che la tua non esiste più. Tornare in ufficio, alle due, non è più troppo difficile.

[però il pensiero di fanculizzare tutto e tutti, quel pensiero lì insomma, si sta pericolosamente insinuando in ogni mio inizio di giornata, di nuovo. Almeno vorrebbe dire smettere di nascondere le lacrime in autobus]

Ok, mi scoppia la faccia. Mi servirebbe un mese di tranquillità, senza telefoni che squillano, cape isteriche e mail a cui rispondere per smaltire tutto il lavoro che ho sulle spalle. No Panic. Sono SOLO un'esecutrice di ordini.

Potrei degnarmi di rispondere solo alle telefonate di Simon, il cliente londinese con quell'accento che ommygod e che mi dice sempre hi Allicce, good job Allicce, mentre alla mia capa riserva solo dei it's really disappointing, you know.

Sono piccole soddisfazioni.

Grazie Simon per avermi sollevato un pò questa giornata affogante.

Se non fosse per l'aria che respiro, camminerei sempre per spostarmi in città.

Tornare a casa la sera, mano nella mano, attraversare Brera, passare di fronte al Castello, superare Corso Magenta e dalle stradine interne spuntare in Carrobbio...è questo che intendo per vivere la città.
[E con te capita così di rado. O almeno non quanto vorrei.]

La città che siamo tanto abituati a considerare la grande metropoli [finchè la guardiamo dall'Isola] in realtà non è che un paesone. E fa un pò impressione quando incroci gli sguardi di tuoi veri paesani. Che cavolo ci fanno qui?, pensi. Magari lo stesso che ci fai tu.

Comunque ormai ho seri problemi di collocamento delle facce; che fatica per le mie sinapsi trovare il giusto collegamento faccia-luogo di appartenenza.

Stanotte ho fatto nuovamente il mio sogno ricorrente: dal piano alto di una casa in riva al mare, guardo fuori dalle vetrate e non vedo altro che acqua verde. Non è il mare che conosco io, e non riesco a distinguere i fondali. Per masoschismo mi viene voglia di aprire la vetrata e sporgermi fuori. Ma ho troppa paura e continuo a guardare senza muovermi.

La canzone di stamattina è Vieni via con me.

Le parole che vorresti sentire a volte non arrivano dalle persone giuste.

She's searching through the stations for an unfamiliar song and she pictures all the places wWhere she knows she still belongs. And she smiles the secret smile because she knows exactly how to carry on. So run baby, run from the old familiar faces and their old familiar ways to the comfort of the strangers slipping out before they say so long.
Baby loves to run.

Fine.


[Climax delle otto di mattina:
Run, Baby, Run
Road Trippin'
Angie
We're Going to Be Friends
]

...pronta per la mattinata di sprint finale con deadline 11:45.
L'iPod (in prestito) che mi accompagna nelle mie passeggiate mattutine verso l'ufficio dice:

When you try your best but you don't succeed, when you get what you want but not what you need, when you feel so tired but you can't sleep, stuck in reverse.

And the tears come streaming down your face when you lose something you can't replace, when you love someone but it goes to waste: could it be worse?

Lights will guide you home and ignite your bones and I will try to fix you.

High up above or down below when you're too in love to let it go but if you never try you'll never know just what your worth.

Tutto chiaro, no?