Silenzio.
Fate silenzio, per favore.
E' difficile essere esauditi in questo desiderio quando si sta sotto al neon con altre 9 persone e una che urla nell'ufficio a fianco.
Dio fa che non squilli il telefono.

Il 3 della mattina è cambiato: preferisco quello arancione, più stabile, rispetto a questo verde che ci sballonzola tutti come ceci in un sacco troppo largo. Swoosh - Swoosh, mi sembra di sentire a ogni curva. Cerco di evitare il pensiero della nausea che sale.

L'ingresso nell'open space porta con se il solito violento sbalzo termico, e le prime battute della mattina puntano sull'annosa questione spegniamo il condizionatore che si gela VS no ma qui si muore di caldo. Sempre le stesse cose, miodio, mi viene già da piangere per il nervoso.

Il ritiro vis à vis nella saletta del caffè non serve a nulla se non a farci realizzare per la centomilionesima volta che non siamo felici. Che siamo nel posto sbagliato. Che le pastoie della consuetudine sono stradifficili da eliminare. Che non abbiamo le idee chiare. Che così non va.

Mancano tre giorni alle vacanze. L'anno scorso il tragitto Milano-Genova era stato un lentissimo e torturante scioglimento della tensione, dei pensieri legati a questo openspace. Quest'anno non me ne frega niente. Cambierò mood molto in fretta. Già mi riconosco di più così.

Il problema è che poi si torna.

oh divinità dei motori di ricerca di lavoro on line, fa che compaia l'annuncio giusto

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