Continua il mio percorso nel fantastico mondo del giapponese.
Per martedì devo imparare gli ultimi 16 hiragana. Poi verrà il turno dei katakana, che servono per leggere le parole di origine non giapponese. Poi forse verrà anche quello dei kanji, gli ideogrammi di origine cinese.
Sto quindi imparando a leggere, ed è come rivivere un'esperienza ancestrale di cui non ricordavo i sentimenti, visto che fa parte della prima epoca della mia vita. Non ricordavo ad esempio l'immensa soddisfazione che si prova nel leggere correttamente una frase intera. Sarebbe bello anche capire sempre cosa leggo, ma non voglio pretendere troppo da me stessa.

Intanto il mio dirimpettaio sta litigando di nuovo con la sua fidanzata. Urla come un disperato cose come "non ce la faccio più - ma che ho fatto di male" e quando lo incontro in ascensore la mattina mi vengono in mente ste parole e mi fa strano sentirmi rispondere "tutto bene, e tu?".
Comunque non riesco a studiare giapponese con sto casino, in questi casi beata Candida, vicina novantenne, che è sorda come una campana.

Ieri ho fatto shopping produttivo.
Era da giorni che avevo il prurito al bancomat ma non riuscivo a comprare niente di soddisfacente. Finalmente mi sono lasciata andare. E con la mia (ancora per poco) compagna d'isola, ci siamo dette che lo shopping vero, quello fatto bene, viene fuori solo quando c'è aria di cambiamenti concreti.

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