Certo che gli uomini a volte non capiscono proprio niente.

[vari esempi sarebbero a portata di mano, ma questo è stato concepito come un post-pensiero, e tale rimarrà. Per una volta non sarò logorroica.]

Meno male che c'è l'amica che quando la chiami per sottoporle un dubbio flash ti fa sentire la stronza che sei: perchè ha il coraggio - almeno lei - di dire a voce alta le verità che continui a negare pure a te stessa.
Però come ci si sente bene, dopo.

[e come ogni volta, dopo queste telefonate, mi chiedo: ma come cacchio fa ad azzeccarci sempre?]

A me le canzoni che iniziano con un assolo di chitarra mi emozionano sempre, mi fanno venire quel groppo alla gola tipo il tonfo dei campanacci dei Mamuthones. Solo che loro, i Mamuthones, mi fanno proprio venire le lacrime agli occhi.

E' stata giustamente una giornata di merda: lo è sempre quando sono di malumore. In genere mi accorgo che sarà una giornata di merda quando non riesco a evitare i rituali mattutini che sanno tanto di scaramanzia e masochismo. Quelli che faccio anche quando sono in super ritardo, e solo il pensiero di non farli mi fa stare male. Ecco, quando inizio la giornata con sti riti angosciosi e vincolanti è finita.

Quindi oggi per poco non mi sono messa a piangere per strada, mi sentivo tipo Amélie quando guarda alla tv il servizio sul suo funerale. Quindi arrivata in ufficio il mio pc ha fatto puf! e il tizio dell'EDP anzichè rianimarlo se l'è portato via. Quindi ho dovuto usare il pc dell'ex collega fastidioso che non è mai tornato dalle ferie. Il che ha comportato il dover invertire tutti i miei gesti abituali, perchè la postazione è a destra, mentre io di solito lavoro in quella di sinistra.
Un'Alice al contrario, mannaggia. Che fatica. Quindi. Però è finita.
Dopo 11 ore, ma è finita.

Ho una vita stabile ma sono circondata da persone che ne conducono una instabile. Gente che non sa dove vuole andare, cosa vuole fare, che non ha il coraggio di mollare tutto, che oggi è a 60 km di distanza e tra qualche mese chissà.
Io invece sto qui e li guardo, li ascolto e forse somatizzo.

Amo le telefonate improvvisate da una nazione all'altra, amo sentire dall'altra parte qualcuno che è contento di sentirmi, amo leggere vorrei che fossi qui, amo tornare a casa e accucciarmi a fianco a lui sul divano, amo girare Milano in Vespa, amo ridere fino alle lacrime con le persone con cui ho condiviso gli anni più belli dell'Università, amo i momenti di silenzio in cui è inutile parlare ma i pensieri si leggono in faccia, amo finire le mie giornate di lavoro e avere qualcuno con cui parlarne (NON AMMORBARE, parlare!), amo andare a lavoro a piedi e accorgermi che il California Bakery in piazza Sant'Eustorgio sarà il prossimo posto in cui voglio fare colazione.

Perchè non è possibile avere TUTTI gli amici vicino? Almeno quelli più importanti. Almeno quelli che ti fanno ridere fino alle lacrime. Almeno quelli che quando li incontri li DEVI abbracciare.

Sarebbe ora di decidere in quale città vogliamo vivere, TUTTI QUANTI, e poi starci. Punto.

Sarebbe ora, seriamente.

18 Settembre 2008

h. 9.13

Oggi ho sbagliato tutto. A partire dai tempi.

Quando alle otto e venti ho indossato i pantaloni di lino, unico abbigliamento plausibile per oggi, mi sono accorta che il lavaggio selvaggio in lavatrice li ha veramente accorciati. E che lo stiraggio non è andato a buon fine. E che ovviamente ho scelto un paio di calzini a righe arcobaleno che si intravedono quando cammino. Dovessi andare in giro per conto mio ci starebbe anche, ma il moto della mia capa, “Keep it formal”, la dice lunga sulle possibilità di abbinamento che ho. Mi è balenata per un nanosecondo l’idea di tornare di fronte all’armadio e rimettere in discussione tutto, ma non c’era proprio tempo.

Sono uscita di casa, ho fatto una corsa per accalappiare il 3, ci son salita sopra con un balzo felino dal marciapiede direttamente sul predellino ancora in movimento. Avrei fatto molto prima ad andare a piedi, ovviamente. Odio la deviazione in corso Italia. Ma c’era pure il rischio che mi beccassi la pioggia, e non ho portato l’ombrello.

Insomma, mi sono ritrovata a procedere con il passo super veloce lungo via San Maurilio, con una faccia da ritardo, i capelli al vento, un paio di pantaloni troppo corti e mal stirati e i calzini a righe arcobaleno a rendere sgargiante la mia mise professionale. Poi mi sono improvvisamente accorta che alle mie orecchie suonava la colonna sonora dei Blues Brothers. Mi sono vista dall’esterno. E sono scoppiata a ridere.

Vista la giornata piovosa, i miei programmi da Single in the City sono andati in fumo. Ho aperto appena un occhio alle 7, quando lui mi ha dato un bacio leggero sulla guancia prima di andare a lavoro, e poi mi sono magicamente risvegliata alle 10 grazie al suono della pioggia fuori.

Riformulare i programmi.

Prima cosa: scegliere la musica adatta. C'è un CD che sulla facciata riporta la scrittura un pò sgangherata da medico con una serie di titoli di album che non riesco completamente a decifrare. Vada per questo. Gioia: tutto un album dei Beatles -che da una settimana a questa parte sento come la mia colonna sonora indispensabile- e una serie di pezzi rock che mi riportano indietro nel tempo, come quando al liceo io e Ilenia sognavamo di diventare giornaliste musicali e intervistare Steven Tyler degli Aerosmith.

Seconda cosa: colazione. colazione. colazione.

Alla fine, come terza cosa, decido di accantonare l'idea del trinomio divano-musica-libro che inizialmente mi allettava. Mi è bastato darmi un'occhiata intorno per capire che il soggiorno e la casa tutta hanno bisogno di un intervento femminile.
E quindi faccio la donna di casa per una mattina. Me lo posso concedere visto che sono sola.

Il fatto è che qui i ruoli non sono proprio quelli canonici in un rapport di coppia.
O meglio, mi rendo conto che non mi lamento delle tipiche cose di cui si lamentano le mie simili nella mia stessa situazione.

La tavoletta del wc viene regolarmente alzata al'occorrenza.
Ci diamo il cambio nel lavare i piatti la sera.
Lui mi lascia la colazione pronta quando esce prima di me la mattina.
Prepara molto spesso la cena la sera.

Uhm...c'è qualcosa che non va se i motivi per cui mi arrabbio invece sono cose tipo:

- la sua mania per l'utilizzo del ferro da stiro la mattina (io quasi nemmeno mi ricordo di stirare le magliette quando devo uscire; lui ha la psicosi per le pieghe ed è capace di uscire un quarto d'ora più tardi la mattina per sconfiggere lo spiegazzamento bastardo sotto l'ascella della camicia)

- l'assoluta incapacità che abbiamo di convivere all'interno di una cucina. Ogni volta finisce per fare tutto lui, perchè non riesce a dispensarsi dal dare consigli e poi impadronirsi del mestolo perchè lo sa lui come si gira il riso per farlo venire buono.

- la sua voglia di occuparsi della casa nel weekend. Se non ci sono programmi, mi sento lanciare proposte come dividiamoci i compiti e puliamo la casa, oppure andiamo all'Ikea?

Beh, ora che ci penso...sono MOLTO fortunata :)

Il fatto che siamo ragazze del sud ci perseguita ovunque andiamo. Possiamo anche vivere mesi e mesi in Grigiolandia al freddo e al gelo ma non impareremo mai a prevedere quando è arrivato il momento di tirare fuori la sciarpa.
Prendiamo ad esempio una domenica mattina a Innsbruck; dopo un afoso sabato pomeriggio d'estate settembrina, il mattino domenicale è grigio e piovoso. Grigemma si affaccia alla finestra, o per meglio dire, vi si sporge con metà corpo tipo Nereide alla prua di una nave pirata, e dice: "piove, ma non sembra freddo". Usciamo quindi di casa armate di ombrellino floreale e giubbino.
In autobus già ci accorgiamo che qualcosa non torna, visto che la popolazione locale sfoggia cuffia e sciarpa.
Quando arriviamo in centro il nostro termometro corporeo ha un crollo. Fa FREDDO.
La sottoscritta starnutisce rischiando di espellere pezzi di polmone e Grigemma continua a formulare risposte alternative per descrivere una sua tipica giornata in Grigiolandia. Concordiamo sul fatto che dopo il grigioalzarsi e la grigiocolazione passa le sue giornate attorniata da grigiocolleghi nel suo grigiolaboratorio.

E' inutile, rimarremo Piccole Fiammiferaie for ever.

Ma secondo voi stamattina la mia capa avrà compassione del fatto che ho questa faccia sbattuta causa diecioreditrenoinquarantottooreeraffreddoremalefico oppure se ne fregherà e mi caricherà di lavoro come al solito?

C'ho un sonno smisurato ultimamente. Mi prende al pomeriggio, subito dopo pranzo, quando riaccendo lo schermo del pc e la presentazione su PowerPoint è sempre lì dove l'ho lasciata, coi suoi grafici a istogramma, i numerelli al centro, le tendenze, lo split dei 10 Paesi dell'Europa Occidentale...Insomma, che sonno. Però non potendo dormire là, mi porto dietro sto torpore fino a sera, così che quando vedo il divano a casa lo amo con tutta me stessa e mi ci fondo. Ieri sera il programma era "guardiamoci un film a letto". Il film l'ho pure scelto io, ma dopo i primi DUE minuti stavo già dormendo, lasciando al suo destino il film l'assassino e il mio compagno di avventure, che a quanto pare è rimasto sveglio fino a tardi senza che io mi accorgessi minimamente di niente.

Mia sorella, quand'era adolescente e combinava casini ogni due per tre, se ne faceva una delle sue dormiva. Quando qualcosa non andava, dormiva. Magari pure io ne ho combinata una delle mie: solo che, non sapendo esattamente COSA ho combinato, c'ho questa moltitudine di sonno a cui non lascio spazio, perchè non ne trovo la ragione.

Intanto il mio medico in famiglia continua a dirmi che ho odore di alcool. Ho bevuto solo uno stupido (e pure schifoso) Cosmopolitan. Questi medici c'hanno proprio l'olfatto fine. Comunque lo faccio contento e gli sto lontana.