Qualche giorno fa è arrivo un pacco dalla Sardegna.
L'abbiamo trovato sul pianerottolo, ché quando arrivano i pacchi non siamo mai a casa.
Dentro c'erano, in ordine stratificato:
- una lettera di mia mamma con un cuore disegnato sulla prima pagina
- il vestito della laurea. "Magari con il bel tempo lo metti", dice la lettera
- un quarto di pecorino salato
- un quinto di caciotta
- un barattolo di crema al pecorino
- una scatola di ferrero rocher
- una stecca di torrone sardo
- cioccolatini sparsi sfusi
- una tovaglia rossa con stampa ipnotizzante
- un paio di lenzuola celesti
- un nuovo piumone
mancava solo la bicicletta con il cambio shimano.

Lo scatolone vuoto è ancora lì dove lo abbiamo scoperchiato, come due bambini sotto l'albero di Natale. Magari è il caso che lo buttiamo, le feste sono finite da un pò.
Ma oggi sono malata, e non posso prendere freddo andando in cortile a riciclare lo scatolone. Aspetterò che torni il dottore stasera. Intanto vorrei capire che senso ha stare a casa per un giorno perchè il raffreddore sta per ucciderti, e poi dover comunque uscire per andare a procurarsi il certificato medico. Un giorno di riposo per malattia si traduce in un giorno di full immersion nel mondo della geriatria italiana. Il medico inizia a ricevere alle 10, e io puntuale alle 10 arrivo in sala d'attesa. Una sfilza di nonnini e nonnine è schierata all'altra estremità della stanza. Dovrebbero essere vittime degli acciacchi dell'età, invece sono lì tutti pimpanti a fare un casino insopportabile. Mariti che litigano con le mogli, quasi-ottantenni che cercano di estrarre dalla borsa un cellulare che suona da un minuto emettendo musica dance sparata a tutto volume, altri che mi guardano compatendomi perchè - già, chissà che ci faccio qui - non ho un bell'aspetto e smoccio in continuazione. Riesco a liberarmi dopo 2 ore di lettura completa dell'ultimo numero dell'Espresso, che se ne stava lì solitario in mezzo a tette e facce siliconate da rotocalco. Per comnpletare il quadro di ragazza con l'influenza, per pranzo ho mangiato un piatto di riso in bianco col burro.

Certe cose si ripetono sempre uguali.

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