Hanno trasferito il consolato ucraino davanti a cui passavo ogni giorno per andare a lavoro.
Sembrerà una bazzeccola, ma oh, per me era un punto di riferimento.
Più che altro perchè mi piaceva osservare la folla umana che si accalcava davanti ai cancelli prima dell'apertura. Non ho mai capito come facessero a rispettare l'ordine d'arrivo, visto che la gente arrivava da ogni angolo. I primi si stringevano contro il cancello, per non perdere il posto, gli altri rimanevano contro il muro a chiacchierare, fumare, far giocare i bambini. Una mini popolazione ucraina che impediva la circolazione di auto e pedoni. Il mercoledì, giorno di chiusura, faceva strano passare per quel pezzo di strada insolitamente deserto. Insomma, per una come me che non può fare a meno di sbattere contro pali della luce/persone/fontanelle pubbliche perchè distratta a guardare chissàchè lungo la strada, questo trasferimento del consolato mette fine a uno dei miei spunti d'osservazione mattutini. Peccato.

Ci berrò su stasera. Anche perchè ho appena ricevuto una telefonata dalla capa proveniente dall'altra parte del mondo e il latte mi si è girato nello stomaco. Ho bisogno di una pausa.

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